Esperienze di Radioastronomia Amatoriale
In una delle prime scene del film “Contact”[1] la giovanissima protagonista Ellie Arroway è una appassionata di radio che cerca di connettersi con le stazioni amatoriali più lontane pronunciando le tipiche parole “CQ, CQ DX!”, che nel gergo del settore rappresentano la chiamata di apertura ad una comunicazione radio a lunga distanza.
Il padre, dopo averle trasmesso questo interesse, le aveva anche regalato un telescopio e l’aveva introdotta allo studio dell’universo. Il connubio tra queste due passioni è, molto spesso, l’elemento scatenante di un’altra grande attrattiva personale: la radioastronomia.
Nel film è accaduto per Ellie, che da adulta diventerà una famosa ricercatrice in questo campo; nella vita reale sicuramente lo è stato anche per me quando, utilizzando la radio amatoriale in FM[2] di mio Papà e una ingombrante vecchia antenna televisiva a quattro elementi (Yagi[3]) per la ricezione del primo canale[4], ascoltavo il fruscio monotono del rumore presente in quella banda (prodotto in gran parte dal ricevitore stesso) e, talvolta, le scariche dei temporali o quelle prodotte da qualche motore presente in zona.
Nonostante ciò ero consapevole che in quel fruscio c’era anche una componente esterna all’atmosfera terrestre e che proveniva dal cosmo. L’origine di quella componente, avevo imparato, era di derivazione naturale ed era generata in gran parte dal Sole, variando di intensità secondo le ore del giorno.
In realtà la speranza che, allora tredicenne, mi faceva rimanere incollato alla radio per ore intere, era anche quella di sentire un segnale regolare – proveniente dallo spazio – che rappresentasse una prima forma di comunicazione con altre civiltà nell’universo.
Era anche questo, nel mio piccolo, un modo per manifestare lo stupore che – da sempre – l’umanità ha provato nello scrutare il celo e per superare il senso di solitudine e di meraviglia di fronte all’immensità del creato.
Crescendo, questa passione non mi ha mai abbandonato anche se, per motivi di studio, di lavoro e di vita, a volte è stata accantonata per anni. Adesso, dopo decenni di torpore, è tornata a coinvolgermi ma in modo diverso e con tutta la consapevolezza e la competenza derivante dalla maturità e dall’esperienza professionale sviluppata, nel tempo, in diversi settori della tecnologia.
Molto spesso – adesso – mi trovo nella situazione di spiegare agli altri (soprattutto alle giovani generazioni) i concetti di base e le tecniche utilizzate (e utilizzabili) per “fare” radioastronomia, sia pur con i limiti di un dilettante come me, e in un intervallo di anni tale da aver visto nascere e tramontare moltissime tecnologie. Quelle di oggi – mentre scrivo – consentono di fare delle cose un tempo impensabili o riservate solo ai grandi budget della ricerca scientifica ufficiale.
Questa pagina del mio sito ha lo scopo di illustrare – nel modo più semplice possibile – le tecniche, gli strumenti e le finalità per una seria radioastronomia amatoriale.
In realtà questa disciplina è molto variegata e ricca di specializzazioni. Per forza di cose non verranno trattate tutte in modo esaustivo, ma saranno comunque elencate e forniti i riferimenti per il loro approfondimento.
Un’unica raccomandazione: la radioastronomia, anche se amatoriale, richiede competenze diversificate e, talvolta, specialistiche. Alle nozioni di astronomia “classica” vanno aggiunte conoscenze di elettronica, informatica, teoria delle antenne, meccanica. È difficile, per una persona sola, avere tutti questi know-how al livello adeguato.
Ecco perché l’interdisciplinarità necessaria si presta molto bene al lavoro di gruppo o associativo, dove ognuno può dare il meglio di sé senza essere sottoposto ad un impegno troppo estenuante (non fosse altro per il peso, a volte rilevante, di certe attrezzature!).
Nel concludere questa introduzione mi auguro sinceramente che questo lavoro possa essere utile a qualcuno per ripercorrere (e anche migliorare!) le mie entusiasmanti esperienze.
Cieli e vita sereni a tutti!
[1] Il film, diretto da Roberto Zemeckis nel 1997, è stato l’adattamento cinematografico del romanzo omonimo scritto dal grande astronomo Carl Sagan. È stato magistralmente interpretato, nel ruolo della protagonista, da Jodie Foster.
[2] Frequency Modulation, modulazione di frequenza, che rappresenta non solo una modalità di trasmissione/ricezione di un segnale radio, ma è anche diventato identificativo noto ai più come “canale” delle stazioni radiofoniche di intrattenimento più comuni e diffuse.
[3] Le antenne, a forma di “pettine”, un tempo molto comuni per la ricezione domestica dei canali televisivi.
[4] All’epoca (primi ani ’70) le trasmissioni televisive erano limitate a 2 o 3 canali al massimo e le bande VHF e UHF (si veda più avanti) erano pressoché vuote. Nella zona dove abitavo all’epoca il “primo canale RAI” era trasmesso sulla frequenza di circa 175 MHz.
C’è anche il libro

RADIO OSSERVAZIONI SOLARI
Il Sole, nell’ultimo anno, è arrivato al picco di attività (ciclo di 11 anni) in termini di brillamenti, tempeste magnetiche, protuberanze, macchie solati, ecc.
Per studiare molti di questi fenomeni, a volte estremamente veloci, serve un telescopio costantemente puntato sulla nostra stella o un radiotelescopio sempre in funzione. In entrambi i tipi di osservazione, il sole va “inseguito” nel suo movimento apparente.
Ho deciso quindi di realizzare una piccola antenna per microonde e di “motorizzarla” con un sistema di inseguimento adeguato.
Purtroppo, però, le montature astronomiche adatte hanno prezzi altrettanto “astronomici” e consentono un carico utile di soli pochi kili (4-5). Usando componentistica cinese, poco costosa, sono riuscito a realizzarne una che ha un carico utile di 15 kg spendendo un decimo.
Eccola in funzione durante i test (il Sole è una pila molto potente).
Se interessa a qualcuno, mi può contattare.