Perché gestire per progetti

Perché gestire per progetti

Perché è il modo migliore pr gestire i mutamenti imprevisti.

Image courtesy of FreeDigitalPhotos.net

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“Ci troviamo … in un’epoca i cui molteplici fattori (sociali, economici, climatici, culturali, ecc.) che influenzano, direttamente o indirettamente, la nostra condizione i vita, il nostro agire ed operare nel contesto della società, mutano, sia qualitativamente che quantitativamente, ad una frequenza, ad un ritmo, sempre più elevato e talvolta quasi incontrollabile…”

Per far fronte a questi cambiamenti ed alle problematiche derivanti, le aziende hanno da tempo deciso di cambiare il tipo di approccio al mercato, passando da una logica di puro prodotto a quella, marketing oriented, di servizio e di qualità totale.

Ma se da un lato l’adozione di un sistema quaxxlità ha avuto l duplice beneficio di ottenere un monitoraggio continuo sul processo di creazione o di erogazione del prodotto/servizio ed un controllo e contenimento dei costi, dall’altro la politica di orientamento al cliente e di soddisfacimento delle sue richieste ha portato alla necessità di personalizzare il prodotto/servizio per adattarlo velocemente alle specifiche richieste.

Ma se ciò era facilmente gestibile, in un mercato abbastanza stabile, anche con i tradizionali processi organizzativi, questi ultimi (soprattutto nelle grandi strutture) si rivelano inefficienti e poco elastici di fronte alle continue mutevoli nuove richieste del mercato stesso.

In altre parole, più le strutture organizzative sono complesse e strutturate per funzioni specialistiche, più hanno difficoltà ad adattarsi ed avere la flessibilità necessaria per soddisfare le mutevoli richieste del cliente.

Non essere flessibili, a questo punto, porta a non essere più competitivi nei confronti della concorrenza, anche per il conseguente deterioramento, a causa dell’inevitabile aumento dei tempi di produzone, degli altri due fattori strategici, cioè costo e qualità”.

Tratto dal volume “L’Azienda per progetti“, di M. Duse, ed. Franco Angeli, 1998

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